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Riso Apollo: pannocchie
Inizia la mietitura del riso Apollo.
Dopo 6 giorni di pioggia sabato 8 ottobre riprende la mietitura.
Riso Carnaroli di Baraggia Biellese: Pannocchie
Riso Carnaroli e Monte rosa.
La foto illustra l’appezzamento denominato “Gioncolino” coltivato a riso Carnaroli. In alto si può osservare la maestosità del Monte Rosa.
L’aspetto della risaia dopo 6 giorni di pioggia/2
Dopo 6 giorni di pioggia l’acqua è tornata in risaia, ed ostacolerà notevolmente le operazioni di mietitura. Il riso è sempre Carnaroli, che è pronto per il taglio.
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L’aspetto della risaia dopo 6 giorni di pioggia/1
Il Carnaroli, oltre ad essere il riso più pregiato, è anche uno dei più belli da vedere in campo.
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Meteo: dopo 6 giorni di pioggia.
Varietà di riso: alcune precisazioni.
Dalla cronaca di Vercelli su La Stampa di mercoledì 5 ottobre, apprendo che in una riunione interlocutoria per il progetto “Igp Riso Valle del Po” è emersa la necessità di cancellare dal disciplinare di produzione le indicazioni varietali, a causa dell’instabilità genetica delle varietà di riso. Si afferma inoltre che dopo un certo periodo di tempo le varietà di riso decadono.
Ritengo inesatto questo concetto, in quanto una varietà di riso se ben selezionata (selezione conservatrice) può durare secoli.
A scanso di equivoci faccio alcuni esempi:
– Riso Balilla, riso tondo coltivato sin dal 1929, di grande qualità, è costantemente tra i risi più produttivi.
– Riso Arborio, storica varietà, in grado di produrre in modo elevato. Ad Arro di Salussola, nella Baraggia Biellese, un tenace produttore di Arborio ha prodotto unitariamente nel 2005 anche 68 qli per ettaro (documentati).
– Riso Carnaroli, storico e qualitativamente il migliore. Risale agli anni 40.
– Riso Sant’Andrea, storico della Baraggia e altamente produttivo. Risale ai primi anni 60.
Questi esempi dimostrano che molte varietà storiche, se opportunamente conservate in purezza, non decadono affatto, anzi, oltre a rappresentare il fiore all’occhiello della risicoltura italiana, sono anche tra le più produttive.
La mietitrebbiatrice New Holland TX 36
Acquistata da mio padre nel 1992, la mietitrebbiatrice New Holland modello TX 36, potente e produttiva, miete i 2/3 della superficie aziendale.
L’impianto di essiccazione: il pulitore del verde.
Il riso prima dell’essicazione, viene ripulito grazie ad un semplice pulitore per cereali da alcune impurità, come semi di infestanti (giavone) e frammenti di paglia. Il pulitore, oltre a setacciare per dimensione il riso, separa per aspirazione le parti leggere (ex cariossidi vuote).
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L’impianto di essiccazione: la fossa del verde.
Il riso proveniente dalla mietitura viene rovesciato in un’apposita fossa, da dove una coclea lo porta al pulitore.
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L’impianto di essiccazione del riso.
In questo periodo, in tutte le aziende risicole, si sentono girare giorno e notte gli impianti di essiccazione. Il riso raccolto in campo, presenta alti livelli in percentuale di acqua (anche oltre il 20%). Le operazioni di essiccazione servono per ridurre l’umidità del riso, fino a valori intorno al 13 – 14%. L’impianto nella foto, acquistato nel 1999, è capiente e funzionale.
La mietitrebbiatrice Laverda: la barra falciante.
Nella foto, un particolare della barra falciante.
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La mietitrebbiatrice Laverda: il posto guida.
Come si può notare nella foto, il posto guida è scoperto. Ai tempi dell’acquisto (1982) molte mietitrebbiatrici non erano dotate d i cabina, perché riduceva molto la visibilità. Le cabine moderne garantiscono invece una notevole visibilità. L’inconveniente principale dovuto all’assenza della cabina, sono le polveri che si liberano dalla barra falciante in quanto sono notevolmente fastidiose e provocano prurito.
La mietitrebbiatrice Laverda M152 R
La foto illustra la mietitrebbiatrice Laverda M152R, acquistata da mio padre nel lontano 1982 ed ancora perfettamente funzionante e mediamente produttiva. Si tratta di una macchina decisamente solida, di concezione italiana. Erano altri tempi, ora ci scordiamo macchine così longeve. Ad utilizzarla sono quasi esclusivamente io.