La fertilità del terreno.

La frazione attiva del suolo coltivato deve sempre essere in buone condizioni di fertilità. Queste si raggiungono esclusivamente con un bilanciato e completo apporto di nutrienti. L’agricoltura moderna spesso è costretta per ragioni di bilancio ad ignorare questo concetto, e si limita all’apporto massiccio di macronutrienti (azoto, fosforo e potassio). Quest’abitudine è diffusa anche in Italia ed è da considerarsi come un’imposizione del mercato. Anche le recenti leggi come la riforma della pac (politica agricola comunitaria), hanno privilegiato chi ha seguito queste metodologie di produzione e penalizzato chi era solito migliorare la fertilità dei propri terreni mediante la rotazione ed il sovescio.

In Baraggia questo tipo di coltivazione incontra diverse problematiche, in quanto la natura del terreno non consente forzature, come è dimostrato dai ridotti apporti di azoto che le aziende praticano. In Baraggia le coltivazioni non possono essere forzate e in linea di massima gli apporti di azoto (l’elemento più importante) sono inferiori anche di 5 volte rispetto ad altre zone agricole.

Un secondo problema è dato, come accennato in precedenza, dall’apporto di micronutrienti e di sostanza organica, spesso trascurato per ragioni di bilancio, che determina un peggioramento della qualità della produzione.

La nostra strategia produttiva considera da sempre tutti questi fattori e gli apporti minimi di fertilizzanti sono fatti seguendo determinati criteri di sostenibilità. Ad esempio, per il Carnaroli, apportiamo complessivamente azoto nella misura di circa 40 kg per ettaro, la maggior parte dei quali proviene da fertilizzanti organici e organo minerali, ricchi di macro e micronutrienti. La fertilità delle nostre risaie è anche garantita dal costante interramento delle paglie e dal periodico ricorso alla rotazione ed al sovescio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *